SPA e Centri Benessere
Progettare una spa a impatto 0: intervista all’architetto Apostoli
Emanuela Brumana - 21/06/2016
spa a impatto 0

Continua il ciclo di interviste agli architetti delle spa sul tema dell’attenzione ambientale anche quando si realizza una spa. Abbiamo posto le nostre domande all’architetto Alberto Apostoli, considerato uno dei nomi di riferimento del panorama internazionale nel settore della progettazione delle SPA. Autore del libro “Architettura delle SPA”, fa del suo percorso poliedrico il punto di forza del proprio approccio all’architettura e alla progettazione.

Partiamo dall’inizio. Quando si approccia a un nuovo progetto, quali sono le linee guida dalle quali non può prescindere per creare una spa e quali invece sono gli aspetti che variano caso per caso? C’è un modo per trasferire questi concetti all’utente delle spa?

Alcuni fattori sono certamente imprescindibili per la buona riuscita di un progetto. Quando inizio a disegnare una SPA, non dimentico di dare la massima attenzione allo studio del territorio circostante, allo stile e al mood generali della struttura che ospiterà il nostro centro benessere. Ovviamente, la mia idea progettuale deve attenersi alle linee dettate dal concept generale fornito dalla Committenza, oltre che all’esame del mercato locale, agli eventuali limiti tecnici della struttura e all’analisi della tipologia della SPA stessa. È indispensabile, inoltre, considerare la formula di gestione adottata. In alcuni casi, infatti, la Committenza si rivolge al nostro Studio anche per una consulenza proprio su questi aspetti. Il cliente finale non deve percepire tali concetti singolarmente, ma solo il servizio finale che ne risulta. 

Che cosa significa, per lei, progettare a impatto zero? E come si applica questo concetto al mondo delle spa?

Progettare a impatto zero, significa realizzare un “prodotto” che utilizzi i materiali del territorio, le migliori fonti energetiche disponibili e che si inserisca nel contesto in modo fluido e, soprattutto, poco invasivo; l’architettura, infatti, non dovrebbe mai essere sopraffatta dagli elementi di sostenibilità. Per una progettazione sostenibile, inoltre, è fondamentale contenere costi e imprevisti. A tale scopo ho organizzato il mio Studio in divisioni, con professionisti specializzati, capaci di integrare le varie progettazioni (architettonica, strutturale, impiantistica ecc.). Una pianificazione scrupolosa e attenta alla definizione degli obiettivi, infatti, permette di ottenere i migliori risultati in fase di realizzazione.

Quando progetta una spa, sicuramente, pone la massima attenzione a creare atmosfere che veicolino un senso di benessere e rilassatezza. Ci sono dei materiali, secondo lei, che più di altri riescono trasmettere questo tipo di sensazioni?

Consideriamo che, nella SPA, la relazione tra materiali e benessere igrometrico, visivo, sonoro e olfattivo è parte del progetto stesso; detto ciò, è facile capire che tutti i materiali naturali contribuiscono al benessere della persona. In generale, ho una preferenza per il legno, materiale che, se gestito bene, si combina facilmente con l’acqua. Quando possibile, mi piace far uso non solo di materiali locali, ma anche di lavorazioni tipiche del luogo. Per una SPA in Sicilia, per esempio, abbiamo costruito una cabina trattamenti con una struttura in ferro avvolta da corda, utilizzando la stessa tecnica che impiegano gli artigiani locali per la realizzazione di cesti.

Sempre parlando di materiali, quali si possono definire a impatto zero, sia dal punto di vista del contenimento dei consumi energetici, sia in quanto tali (penso a eventuali lavorazioni per renderli utilizzabili e al loro smaltimento?)

Lavorare a impatto zero coinvolge prima di tutto lo sfruttamento del territorio e dei prodotti della specifica location. Consideriamo che le SPA sono strutture particolarmente energivore e immaginare di costruirne una a consumi zero è utopia. A ogni modo, un lavoro di contenimento  può essere fatto, come dicevo prima, attraverso una progettazione integrata che non metta la sola estetica al primo posto. Alcuni materiali più di altri possono certamente aiutare a ridurre l’impatto ambientale di un edificio ma, quando si parla di una SPA, le criticità maggiori sono date dagli impianti. È qui che concentro maggiormente la mia attenzione.

Qual è la sfida più ardua nel conciliare il concetto di impatto zero al mondo delle spa e del benessere?

Ritengo che un progettista debba, prima di tutto, conoscere le logiche di gestione di una SPA, al fine di combinare esigenze progettuali con quelle funzionali. Dal punto di vista tecnico, nei miei progetti, porgo primaria importanza all’orientamento della struttura, alle fonti energetiche presenti nel sottosuolo, alle coibentazioni e ai singoli accorgimenti per l’ottimizzazione dell’isolamento. Tra le sfide maggiori vi è senz’altro quella di far capire al cliente che un investimento iniziale nelle migliori tecnologie sarà ampiamente ripagato nel tempo.

Tornando all’utente finale, pensa che ci possa essere correlazione tra l’uso di materiali benefici per l’ambiente e il benessere della clientela della spa?

Nella scelta dei materiali grande attenzione va data non solo agli effetti tattili, ma anche alla sicurezza degli spazi, alla “pulibilità” degli stessi e a quella percezione generale che è la sommatoria di tutti gli ingredienti. Il segreto è la combinazione dei diversi elementi piuttosto che di singoli episodi progettuali. Per chiudere, direi che i “materiali” che maggiormente influenzano il benessere della clientela sono tre: acqua, aria e luce.

Emanuela Brumana
Laureata in Filosofia, attualmente lavora principalmente nel settore editoriale come redattrice e scrive testi per il web. Pittrice e illustratrice sotto lo pseudonimo ebmela.